Expo 2015


 

All’interno del padiglione Germania, uno dei più innovativi tecnologicamente parlando

Devo ammettere che prima di andare all’Expo non sapevo bene cosa aspettarmi e che cosa realmente ci fosse da fare e da vedere, ma spinto dalla curiosità e dalla vicinanza (paradossalmente da Torino il tempo di spostamento, con i treni ad alta velocità, è pressoché lo stesso di chi si muove dal centro di Milano) ho deciso di acquistare il biglietto e di andare a curiosare, convinto, forse, di trovarmi di fronte a una sorta di Salone del Gusto in grande.
Invece, con il Salone del Gusto ha poco o niente a che fare. Una delle aspettative più comuni ed errate è infatti proprio quello di passare da un padiglione all’altro assaggiando specialità culinarie dei paesi più variegati, o di acquistare prodotti tipici delle varie regioni e paesi del mondo. Non troverete, invece, nemmeno una caramellina alla menta. Ad ogni modo, per soddisfare ogni tipo di palato, oltre che di tasca, si può spaziare dal classico fast food di Mc Donald’s sino ai ristoranti di lusso con chef di nomea internazionale: vi aspetteranno più di 150 ristoranti, di cui ben 20, uno per regione d’Italia, affidati ad Eataly.

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“Nutrire il Pianeta, Energia per la Vita”, recita lo slogan scelto per questa Esposizione Universale. Un’occasione di incontro e condivisione su un tema ben preciso: agricoltura, industria, avanzamenti tecnologici, progetti architettonici, movimenti artistici, problematiche mondiali. L’obiettivo dichiarato per quest’Expo Milano 2015 infatti è, o dovrebbe essere, quello di “… riflettere e confrontarsi sui diversi tentativi di trovare soluzioni alle contraddizioni del nostro mondo: se da una parte c’è ancora chi soffre la fame (circa 870 milioni di persone denutrite nel biennio 2010-2012), dall’altra c’è chi muore per disturbi di salute legati a un’alimentazione scorretta e troppo cibo (circa 2,8 milioni di decessi per malattie legate a obesità o sovrappeso). Inoltre ogni anno, circa 1,3 miliardi di tonnellate di cibo vengono sprecate. Per questo motivo servono scelte politiche consapevoli, stili di vita sostenibili e, anche attraverso l’utilizzo di tecnologie all’avanguardia, sarà possibile trovare un equilibrio tra disponibilità e consumo delle risorse.”
Dico dovrebbe perché non tutti i paesi partecipanti, a mio avviso, hanno saputo cogliere e sfruttare appieno quest’immensa possibilità che l’Expo ha offerto. Infatti, se da una parte vi sono padiglioni che hanno cercato di sviluppare, in maniera più o meno innovativa, interattiva e coinvolgente, le tematiche cardine di quest’evento, dall’altra ho notato che molti padiglioni sono assolutamente privi di contenuti, e ho avuto la percezione che alcuni tra questi siano andati completamente fuori dal tema centrale della nutrizione, curandosi meramente di sponsorizzare le principali spiagge ed attrattive turistiche dei vari Paesi rappresentati, approfittando così di questa tanto attesa Esposizione Universale per cercare di attrarre milioni di futuri possibili turisti.

“Cosa dobbiamo mangiare, come dobbiamo mangiare e fino a quando possiamo mangiare in modo sostenibile?” Queste sono le tre domande e i tre obiettivi che pone il padiglione della Corea ai suoi visitatori. Grazie alle tematiche affrontate all’interno delle numerose sale del padiglione coreano, si ha l’occasione di riflettere sulle proprie preferenze a tavola e sulle abitudini alimentari. Attraverso la cultura dell’Hansik, tipica composizione coreana di piatti equilibrati che tengono in considerazione numerosi aspetti tra cui le stagioni, il colore dei cibi e la composizione degli ingredienti utilizzati, si ha inoltre modo di conoscere gli alimenti salutari per il proprio corpo e, addirittura, per il futuro dell’umanità.

 


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